In Spezia-Sampdoria si sfidano due allenatori dalle idee di calcio molto differenti tra loro
Due allenatori agli antipodi per concezione di calcio e modo di praticarlo si sfidano domani al “Picco“: Vincenzo Italiano contro Claudio Ranieri.
“Il mio modello è lo stile Barcellona. Dominare e non subire la partita è un modo di giocare che mi affascina. Al Camp Nou cambiano gli allenatori, ma il marchio di fabbrica resta lo stesso“.
Parole in musica per il tecnico aquilotto che ha nel 4 – 3 – 3 il suo modulo preferito e una tattica molto offensiva.
Terzini che si sovrappongono agli esterni d’attacco, mezzali che si inseriscono, possesso palla, un centravanti che è un regista avanzato, ma sa anche finalizzare.
Gioco costruito dal basso con Provedel che funge da libero aggiunto e fa partire l’azione. Se non è il portiere è uno dei due centrali difensivi o il regista che si abbassa al centro di essi a costruire l’azione.
Negli ultimi due match contro Verona e Napoli si è però vista una maggiore attenzione difensiva rispetto a partite quali quelle giocate contro Bologna e Genoa per esempio dove la difesa esasperatamente alta alla ricerca del fuorigioco aveva creato difficoltà.
Ranieri, il pragmatico “Normal One”
Dall’altra parte il pragmatismo di mister Claudio Ranieri e il suo 4 – 4 – 2.
“The Normal One” così è stato definito ai tempi del Leicester quando scrisse una pagina di storia indelebile del calcio britannico portando la sua squadra a vincere uno storico campionato contro le grandi del calcio d’Inghilterra.
A differenza dello Spezia i blucerchiati non costruiscono il gioco dalla difesa, ma rilanciano lungo che sia con Audero o con uno dei centrali di difesa cercando i centimetri degli avanti d’attacco o del danese Thorsby.
Le ali stanno larghe e in avanti Damsgaard, per quanto giovane, è l’ago della bilancia con la sua posizione che sia da seconda punta o da esterno a sinistra. In avanti il rientrante Keita o il sempre temibile Quagliarella.
La fase migliore di Ranieri è quella difensiva con la squadra che crea densità in mediana come visto nella vittoria contro l’Inter dove il 4-4-1-1 diventava un 4-5-1 lasciando il solo Keita in avanti e Damsgaard ad aiutare la mediana.
Insomma solidità difensiva, pressing e contropiede sono le chiavi del gioco di Ranieri. Di contro il centrocampo risulta abbastanza statico e l’esasperato ricorso al lancio lungo, se messo in atto, alla lunga diventa prevedibile.
Il minimo comune denominatore: la gavetta
Una cosa i due allenatori hanno in comune: la gavetta che entrambi hanno fatto per arrivare alla massima serie.
Di Italiano sappiamo tutto: partito dai dilettanti dell’Arzignano Valchiampo in Serie D, passando per Trapani in C e Spezia in Serie B e A.
Ranieri partì anch’esso dalla Serie D, che a quel tempo si chiamava Interregionale, con i biancoverdi della Vigor Lamezia, in seguito ecco in Serie C alla Puteolana e poi al Cagliari portando i rossoblu in due sole stagioni dalla Serie C alla Serie A concludendo poi con la salvezza dei sardi nel massimo campionato.
Di lì in poi una grandissima carriera ai vertici del calcio nazionale e internazionale. Quella che aspetta anche mister Italiano?