Intervista del collega Massimo Guerra quest’oggi sulle pagine de Il Secolo XIX al centrocampista dello Spezia Salvatore Esposito. Andiamo a leggere le sue risposte più interessanti.
PRENDERSI IL CUORE DEI TIFOSI AQUILOTTI – «Voglio entrare una volta per tutte nel cuore dei tifosi spezzini non per simpatia ma per l’impegno e i risultati. So di non essere simpatico a parte dei giornalisti sportivi, accetto le loro critiche e quelle del pubblico soprattutto per un motivo. Se giocando male non fossi criticato vorrebbe dire una cosa precisa: che non sarei considerato un buon giocatore».
IL PALLONE STORIA DI FAMIGLIA – «Abbiamo imparato a camminare con il pallone, nostro padre, ex calciatore e allenatore, ci ha trasmesso la passione».
CALCIO PASSIONE E LAVORO – «Predestinato? Sono cose che fanno piacere ma sinceramente penso a divertirmi. Per me il calcio è lavoro ma prima passione. Non so dove arriverò in carriera, ora penso solo a dare tutto per lo Spezia poi si vedrà».
IL RUOLO – «Dal punto di vista tecnico mi ritengo molto inquadrato, mi piace gestire la palla, mi ritengo un giocatore in grado di determinare in fase offensiva e di impostazione».
PUNTI DI FORZA E QUALITA’ – «Penso tecnica e personalità: in campo mi sono sempre sentito un po’ come un giovane vecchio. Mi fa piacere se in tanti lo notano, del resto sono abituato a prendermi le responsabilità».
DOVE MIGLIORARE – «A 22 anni devo migliorare sicuramente in tanti aspetti, ne parlo tanto con il mister».
L’AMICIZIA CON DE ROSSI – «Oltre ad essere un idolo come giocatore, lo reputo un grande amico, ci sentiamo spesso dopo le
RUOLO DA LEADER NELLO SPOGLIATOIO – «Non mi pesa, anche perché ci sono tanti giocatori di personalità, penso a Nikolaou, Vignali, Zoet, Verde e tra i nuovi Bandinelli e Falcinelli, giusto che ci prendiamo le nostre responsabilità».
SERIE B E OBIETTIVO SALVEZZA – «Sappiamo che la B è difficile, è un campionato strano ma abbiamo un condottiero come mister D’Angelo: dobbiamo impegnarci e seguirlo fino alla fine».
IL SOGNO NEL CASSETTO – «Giocare un giorno in serie A nella stessa squadra con Pio e Sebastiano, non è solo il mio ma il sogno di tutta la famiglia»