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Bjelica: “All’Olimpico una finale da giocarsi senza calcoli”

L’ex allenatore dello Spezia in intervista: “Quest’estate tre ore di colloquio con Pecini, ma alla fine non se ne fece niente. Contento che il gol del pari dell’Empoli lo abbia segnato Stojanovic.

Stojanovic, terzino destro dell’Empoli, è già un idolo per i tifosi dello Spezia: grazie alla sua rete al 96° il Verona è stato raggiunto sul pareggio e non ha potuto superare le Aquile appaiandole in vista dell’ultimo decisivo turno di campionato.

Stojanovic si è formato alla “scuola” della Dinamo Zagabria dove per tre stagioni ha avuto come suo allenatore l’ex aquilotto Nenad Bjelica, oggi tecnico dei turchi del Trabzonspor.

Proprio l’allenatore croato è intervenuto ai microfoni dei colleghi de Il Secolo XIX: ecco alcuni tratti più interessanti dell’intervista all’ex tecnico dello Spezia.

IO TIFO SEMPRE SPEZIA – «Premetto. Seguo sempre lo Spezia e ho visto la diretta delle due gare, il Torino che vince al Picco e il Verona che pareggiava. La serie A resta un mio riferimento. Mi ha fatto piacere per il club bianco che l’Empoli abbia regalato quel pari, per altro meritato, e che lo abbia segnato Petar. Resto tifoso della squadra bianca e lo sarò per sempre. Si giocò con me alla Dinamo, ottimo calciatore».

SU STOJANOVIC – «Un bravissimo ragazzo e professionista esemplare. Con me trovava spazio nel 3-4-2-1 come esterno a destra. Ma può giocare anche in un centrocampo a 5. Ha corsa e tecnica, è un po’ terzino un po’ laterale, e credo che in Italia possa trovare il suo giusto spazio. Non per niente è anche nazionale sloveno. Partì dopo il mio addio alla Dinamo, lasciando un buon ricordo e vincendo campionati. Chissà perché stampa e tifosi al Maximir non l’hanno mai apprezzato fino in fondo».

LO SPEZIA –  «Ha fatto un campionato a fasi alterne con tanti alti e bassi, ma è giusto dire che abbia una rosa con grande qualità e calciatori importanti anche a livello internazionale».

POSSIBILE SALVEZZA – «Può sicuramente rimanere in Serie A, anche se l’ostacolo della Roma all’ultimo turno sarà difficile; molto dipende da come i giallorossi arriveranno a giocarsela dopo la finale di Budapest contro Siviglia, per loro ben più pesante».

A ROMA E’ UNA FINALE DA GIOCARSI SENZA CALCOLI – «Deve dividere questa gara dal resto del campionato: è una sola e determinante, deve metterla da parte rispetto a tutta la stagione. Non pensare alla sconfitta col Torino come alla vittoria su Milan e Inter. Giocarsela e basta, senza fare calcoli . Ciò che è stato fatto finora non conta, hai davanti 90′ dove pensi solo a quello che fai».

TIFOSERIA DELLO SPEZIA UNA DELLE PIU’ BELLE E PIENE DI PASSIONE – «Sicuro, sono vicino a quella che ritengo ancora oggi, avendo pur girato il mondo, una delle tifoserie più belle e piene di passione. Indimenticabili quegli anni».

VICINO AL RITORNO SULLA PANCHINA DELLO SPEZIA – «Tre ore e oltre di colloquio con Riccardo Pecini, a Forte dei Marmi, mi raggiunse lì. Ci piacemmo subito. Fu una chiacchierata importante e quella sera mi ero anche un po’ illuso di averlo convinto. Pianificammo un po’ le cose e parlammo in maniera molto approfondita. Credo che poi lui trasferisse il tutto alla proprietà americana che preferì la scelta italiana di Luca Gotti. Ci ho sperato anche dopo l’addio di questo tecnico, dopo il Mondiale, ma con meno chance. In estate il discorso fu importante e molto disegnato e preciso».

L’ESPERIENZA TURCA – «Trebisonda è un po’ Napoli come palcoscenico calcistico. Qui se vinci sei un eroe, se perdi difficilmente riesci a uscire di casa. Sono arrivato da poco e ho rilevato una squadra che, dopo aver vinto l’anno prima il titolo, galleggiava in una posizione in cui non rischia nulla. Ma meglio essere qui ora che a luglio. Si può costruire sul futuro con grande calma».

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