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ESCLUSIVA – Sala, parla papà Silvano: “Il gol con il Torino è stata una liberazione”

Il padre dell’Aquilotto bergamasco ci racconta le emozioni vissute da Jacopo in carriera e con la maglia dello Spezia

Domani alle 15 andrà in scena Atalanta-Spezia al Gewiss Stadium e per quasi tutti sarà una gara come le altre. Quasi però è il termine giusto, perché per Jacopo Sala sarà leggermente diverso. L’autore del gol vittoria contro il Torino è cresciuto nelle giovanili orobiche ed è anche un bergamasco doc e con Silvano, padre di Jacopo, ripercorriamo la carriera e le emozioni dell’Aquilotto.

Sala, che ricordo ha del primo gol con l’Amburgo?
“La prima rete da professionista la realizzò a Neuer contro il Bayern Monaco in Bundesliga e fece anche un bel gol. Fu emozionante come tante altre cose: era al primo vero anno da professionista e si confrontava campionato importante dopo cinque anni al Chelsea in cui fece qualche panchina con Ancelotti in Premier League e in Europa. Poi andò all’Amburgo perché Arnesen, che lo volle al Chelsea, se lo portò in Germania”.

Poi Sampdoria e Verona.
“Dopo due anni all’Amburgo, con suo piacere tornò in Italia in Serie A al Verona con Mandorlini, poi alla Sampdoria lo volle Montella e poi arrivò Giampaolo, verso cui ha una grossa stima. Lo ritiene un allenatore sul pezzo e tatticamente gli ha dato tanto”.

Ora addirittura mediano con lo Spezia di Motta.
“Thiago Motta è alle prime esperienze, ma è molto preparato. Ha idee innovative, ma, veramente, può dare tanto. E’ su una rampa di lancio importante. Mediano? Jacopo nasce come ala, poi al Chelsea era stata provata l’impostazione da mezzala e idem all’Amburgo. Poi con Mandorlini partì mezzala, mentre con Montella faceva il quinto a destra nel 3-5-2. Oggi Motta l’ha visto in mezzo ed è un ruolo che può ricoprire”.

Cosa non ha funzionato con Italiano?
“Ce lo stiamo ancora chiedendo, partiti alla grande come rapporto, poi è calata la saracinesca. Jacopo si è sempre allenato essendo un professionista e non è mai andato sopra le righe”.

Questa prima parte di stagione è stata tormentata. Come l’ha vissuta?
“Lo sentivo quotidianamente in ritiro. Quasi un mese di allenamenti in gruppi, un ritiro in stanza da solo, tamponi tutti i giorni: non è stato facile. E penso non lo sia stato nemmeno per la società e per l’allenatore assemblare la squadra. E’ stato un precampionato molto anomalo”.

Nell’ultimo turno ha segnato il gol vittoria, atteso da un po’.
“E’ stato un momento di liberazione per lui, l’ho visto nella sua esultanza. Era la prima partita a cui assistevamo allo stadio dello Spezia. Bello per lui e anche per noi. Il gol è servito a tutti, per iniettarsi un po’ di autostima e per prendere tre punti pesanti”. 

C’è qualche rimpianto nell’essere andati via da Zingonia a 15 anni?
“A parte discorso calcistico, è stata una crescita personale. A 15 anni ha fatto esperienze all’estero e si è costruito un grosso bagaglio personale, ha appreso tanto sotto molti punti di vista. A livello familiare, davanti a una proposta simile non mi sembrava giusto impedire a Jacopo di sognare e ambire in quel mondo, anche se è il nostro unico figlio, e siamo consapevoli di aver fatto la cosa migliore per lui”.

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