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L’ANGOLO del TIFOSO, Fregosi: “Per noi tifosi Spezia-Genoa non potrà mai essere partita come le altre”

Ex portiere a livello dilettante, oggi ingegnere e docente di scuola il cuore di Simone Fregosi da sempre batte forte per la maglia bianca. “Quella volta che durante un allenamento Spalletti mi appoggiò il taccuino sulla schiena e mi scrisse una dedica.”

Ingegnere e docente di ruolo di matematica alle scuole superiori Simone Fregosi è fin da bambino un assiduo frequentatore del “Picco” letteralmente rapito dall’atmosfera magica che trasuda in quel catino ribollente passione sportiva verso i colori della propria città che solo gli spezzini conoscono intimamente. Non solo tifoso, ma in passato anche calciatore dilettante di discreto livello. Di ruolo portiere inizioò nel grande Ceparana che dalla I Categoria salì fino all’Eccellenza per poi proseguire con Albianese, Don Bosco, Santerenzina, Atletico Podenzana e via via fino ai campionati Uisp. Ora è “solamente” un tifoso a tutti gli effetti dello Spezia e oggi è nostro ospite nell’Angolo del Tifoso la nostra consueta rubrica in cui diamo spazio ai “supporters” delle Aquile.

Otto/undicesimi diversi a “San Siro”e comunque un buon Spezia a livello difensivo per 45′. Che pensi della formazione delle Aquile con l’Inter?

Italiano sa coinvolgere tutti i propri giocatori e questo si è visto spesso, ovviamente un pensiero alla cruciale partita di mercoledì contro il Genoa è stato fatto. Quest’anno è difficile indovinare l’undici di partenza e ogni ‘fanta-allenatore’ si tiene le sue idee. Dobbiamo avere fiducia nel nostro allenatore che ‘misura’ il lavoro di tutti i giocatori giorno per giorno. Certamente fa effetto riscontrare un turn over di 8 giocatori, ma ero molto sereno perché convinto che comunque potessimo dire la nostra a prescindere. Non abbiamo sfigurato contro una big meritando lo 0-0 di fine primo tempo. Uno dei complimenti più belli è arrivato dai telecronisti Sky che hanno detto in diretta che non è da tutti arrivare a San Siro da neopromossa, cambiare 8 undicesimi di formazione e tenere il pallino del gioco. Peccato solo ancora una volta aver subito le ripartenze degli avversari: come spesso ci capita, in occasione del primo gol eravamo schierati molto alti. Il calcio è fatto di episodi e bisogna essere bravi a portarli dalla propria parte..

Cambi forse tardivi dopo lo 0-2 per cercare di recuperare il doppio svantaggio?

In realtà, subito dopo il rigore di Lukaku, il mister ha inserito Maggiore e Agudelo. Era il minuto 72 e al minuto 80 sono entrati Piccoli e Farias, non credo che si potessero effettuare ‘fisiologicamente’ cambi più ravvicinati. Col senno di poi qualche minuto in più lo avrei concesso a Piccoli e forse ci potevano stare cambi sull’1 a 0, ma eravamo in partita e Italiano avrà certamente valutato che potessimo dire la nostra con quell’assetto. Del resto il rigore del 2 a 0 è scaturito in modo abbastanza episodico.

Con il Bologna una vittoria buttata, con il Crotone una brutta sconfitta in uno scontro diretto. 1 punto nelle ultime 4 gare, la classifica ora è meno bella…

Nelle ultime 4 gare la partita che abbiamo steccato è quella con il Crotone, speravo potessimo replicare la partita di Benevento, ma così non è stato. Abbiamo ‘rivitalizzato’ il Crotone anche per qualche disattenzione di troppo. Con Lazio e Bologna abbiamo raccolto molto meno di quanto seminato, mentre con l’Inter la sconfitta la metti in conto. Chiaramente brucia la partita ‘folle’ con il Bologna dove alla fine non sapevi se essere più contento per non avere perso al 97°, beffati da un gol casuale e da un rigore evitabilissimo. Pesano i 2 punti persi con il Bologna e i 2 punti persi con il Parma: 15 punti o almeno 13 avrebbero descritto meglio il cammino percorso dalle Aquile. Ma questa è la classifica, bisogna rimboccarsi le mani e guardare avanti. I rimpianti non portano punti, la prossima partita con il Genoa invece sì. Ci sono alcune partite nelle quali il risultato è fondamentale.

All’orizzonte si staglia tra appena tre giorni il derby salvezza con un Genoa in crisi…

Non mi fido, tanto meno dopo l’avvicendamento di queste ore in panchina tra Maran esonerato e Ballardini al quale tutti i giocatori vorranno dimostrare qualcosa. Commentavo oggi via social con i miei più cari amici di quanto mi mancherà non poter essere presente con loro e con tutto il popolo bianco sui gradoni della Curva Ferrovia, con l’Alberto Picco esaurito in ogni ordine di posti per questo Spezia-Genoa, in una unità di intenti in grado di spingere con il tifo il pallone in rete. Dovremo metterci cuore, fatica, grinta, sudore, ma anche ragione per portare a casa il risultato auspicato. Per noi tifosi Spezia-Genoa non potrà mai essere una partita come le altre e a maggior ragione quest’anno con l’attuale classifica. Vorrei che i giocatori incarnassero l’antico spirito del Picco, magari di quelle molte volte che lo abbiamo visto sommerso di pioggia e fango, ma con 11 gladiatori in campo pronti a dare tutto per la maglia e la vittoria. Per far capire il significato di questa partita vorrei che ai giocatori arrivassero le immagini e idealmente parte delle sensazioni del famoso Spezia-Genoa del 6 Aprile 2006: allora sì che ci potranno immaginare come fossimo lì con loro a sostenerli in quel scintillante e strabordante muro bianco.

Lo Spezia in Serie A: emozione da tifoso, come l’hai vissuta?

Un’emozione assoluta, un sogno che è cresciuto giorno per giorno, con la testa che andava sempre lì in ogni momento o forse ci andava più il cuore, mentre la ragione cercava anche scaramanticamente o per difesa da un’eventuale cocente delusione di ricondurmi a tutti quei motivi per i quali non sarebbe potuto accadere. Ma più andava così, più il cuore mi diceva che poteva veramente accadere, perché chi ha giocato a lungo a calcio come me lo capisce quando si sono creati dei gruppi di valore e vincenti per i quali tutto diventa possibile. Innegabile in tutto questo è il merito del Mister Vincenzo Italiano, al quale tutti noi non abbiamo risparmiato critiche in alcuni momenti l’anno scorso, ma che come un grande condottiero ha sempre mantenuto saldamente la rotta della nave, anche con il mare in tempesta e ci ha spalancato la porta dei sogni. Nei giorni dei playoff, già di per sé resi complicati dalla situazione emergenziale, è stato un continuo turbinio di emozioni e di flashback: mi ritrovavo all’improvviso a pensare a questa o a quella partita, al Picco o in trasferta, a quando da piccolo ho varcato per le prime volte i cancelli del Picco o del Ferdeghini per gli allenamenti, ai giocatori che abbiamo adorato e pure ai ‘bidoni’ che avremmo volentieri conferito a discarica, alle gioie vissute nelle nostre non trascurabili vittorie e alle delusioni che ci hanno marchiato, al Frio sulla balaustra, alle persone che non ci sono più, all’orgoglio di quello Scudetto del 1944 che portiamo sulla maglia e che vogliamo che tutti conoscano e così via, potrei continuare all’infinito, con quell’interrogativo “E se andassimo veramente in serie A?” che cercavo di ricacciare nei più reconditi meandri della mente per non alimentare ipotetiche delusioni. E poi è arrivato il giorno della finale di ritorno, con la scaramanzia che ha preso il sopravvento e mi ha indotto a ripetere tutte le gestualità della semifinale di ritorno con il Chievo. La finale di ritorno con il Frosinone è stata una sofferenza che si è trasformata, dopo quel decisivo colpo di testa di Vignali all’ultimo secondo, in una indescrivibile ed esplosiva gioia finale: a quel punto non so se ho realizzato, ma certamente ho pensato “Sì, siamo in SERIE A!!!” e non nascondo che ha preso il sopravvento un dolcissimo pianto liberatorio!

La partita e il giocatore a cui sei più legato e perché?

Ci sono tante partite che potrei nominare tra queste sicuramente: Spezia – Alessandria 2-1 nel campionato 99/00 sotto un diluvio universale, partita ribaltata e rigore all’ultimo tuffo parato da Rubini; la memorabile amichevole con il Milan 4 a 1 del 2000; un Carrarese – Spezia 1-4 nel 2002 che a Carrara ancora si ricordano; la già citata Spezia-Genoa del 2006, ma anche la successiva vittoria in trasferta a Marassi in Serie B 1-2 col rigore di Saverino sotto la Nord; sentirsi Davide contro Golia contro la Juventus espugnando al ritorno Torino all’ultima di campionato con il gol nel finale di Padoin ‘con una gamba sola’, e tutto quello che ne è derivato compresa la salvezza al PlayOut contro il Verona. Di giocatori ho due bellissimi ricordi di quando ero più piccolo. Il primo legato a Spalletti che al Ferdeghini, quando tutti i compagni erano già sotto la doccia, rimaneva in perfetta solitudine in campo ad allenarsi: un giorno si fermò tra una ripetuta e l’altra per firmarmi quell’autografo che per non disturbare non avevo neppure il coraggio di chiedergli. Solo che non si limitò a firmarmi l’autografo, ma appoggiandomi il blocco notes sulle spalle mi scrisse una lunga dedica. Un gesto di una squisitezza unica. Così come resta nei miei ricordi Daniele Catto che non tutti si ricorderanno, ma giocò in riva al Golfo dal 90 al 92. Quando potevo andavo a vedere gli allenamenti al Ferdeghini: un giorno a fine allenamento mi avvicinò e mi disse se mi poteva regalare una maglietta che ancora conservo. E’ stato un gesto di una estrema delicatezza: come rendere un ragazzino felice!

Tornati al Picco, ma senza il pubblico. Quanto manca il tifo?

Il tifo e la passione sono tutto per il calcio. Non è facile doversi arrendere all’idea che non possiamo vivere da protagonisti allo stadio questa entusiasmante e irripetibile stagione, con i nostri cori, i nostri vessilli e le nostre bandiere. Ma si sa che alle cose facili non siamo abituati, speriamo che il futuro ci riservi sorprese all’altezza dei nostri sogni.

Si avvicina il mercato di gennaio. Rosa maxi per lo Spezia. Dove e come intervenire? Se Meluso ti ascoltasse che regalo vorresti sotto l’albero?

Personalmente credo che alcune armi in più le abbiamo già in casa e spero che alcuni giocatori riescano a fare il necessario salto di qualità richiesto dalla filosofia di gioco di Mister Italiano, coniugata con la mentalità che la Serie A richiede. Tuttavia, in considerazione della ‘fragilità’ di Galabinov e del fatto che Piccoli è ancora un po’ acerbo, ritengo che il regalo sotto l’albero di Natale potrebbe essere una punta centrale di ‘peso’e da gol. Nzola sta andando alla grande, ma se ha bisogno di rifiatare la coperta è corta. Potrebbe essere anche migliorabile il reparto esterni di attacco dove Verde ha avuto un buon impatto e si spera rientri  presto. Servirebbe la traduzione in Serie A di ciò che Ragusa riusciva a fare ottimamente in Serie B, in termini di inserimenti e gol.

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