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Colombo: “Spezia-Verona? Solo chi ha giocato partite così è calciatore vero fino in fondo”

L’ex centravanti aquilotto era il compagno di Guidetti nel 2007: “Partite come queste non saranno mai solo partite:il prepartita di uno spareggio è pura follia. In campo volò di tutto: era una gara senza un domani! In campo bisogna aiutarsi a vicenda e non mollare un centimetro.”

Compagno di attacco di Massimiliano Guidetti in quel Spezia-Verona del 2007 che valse la salvezza delle Aquile era Corrado Colombo. Il centravanti, 63 partite con 12 gol e 2 assist in maglia bianca, è intervenuto in intervista ai microfoni de Il Secolo XIX. Ecco le sue principali dichiarazioni.

LA PARTITA DELLA VITA – «La partita della vita, indimenticabile. Solo chi ha giocato spareggi così è calciatore vero fino in fondo. Perché lì vivi 90′ ed oltre col fiato sospeso. Pochi giorni prima vincemmo al Picco l’andata 2-1, ed a loro bastava un gol, con uno stadio tutto dalla loro parte. E tu avevi la sensazione che quel gol arrivasse da un momento all’altro, ma nel tuo animo non lo volevi».

PREPARTITA – «Il preparatita di uno spareggio è pura follia. Se ci pensi, non ragioni. Io non giocai l’andata, ero stirato; Pino Ruggeri, allora presidente, mi chiamava ogni tre ore perché mi voleva vivo per il ritorno; prenotò visite in Svizzera, da un luminare, mi affidò ai medici. Se non giocavo, impazziva. Poi il pranzo pre gara; un silenzio tombale, non riuscivamo neanche ad alzare un bicchiere per bere» .

LA GARA – «Un calciatore sa in quei frangenti cosa si gioca e per chi gioca; devi però cementare il gruppo, deve scendere in campo una squadra che si fa la partita nella sua testa, e noi quel giorno lo eravamo».

UNA GARA SENZA DOMANI – «Sì, chi capisce che non c’è domani, chi affronta questa partita come fosse l’ultima. In una gara di spareggio, ogni palla è santa; quindi la vuoi dalla tua. Ogni discesa di Ferrarese o Pulzetti o Guarente era un tuffo al cuore. Io isolato in avanti, poi tutti dietro. Sibilano e Comazzi giocarono contro di me con parole, piedi, mani, con ogni cosa. Volò di tutto, ma è il calcio» .

AIUTARSI A VICENDA E NON MOLLARE UN CENTIMETRO – «Santoni fece una parata eccezionale su William, la difesa non ti concedeva nulla, era tutto un aiutarsi a vicenda anche moralmente; finivi a terra, e avevi tre dei tuoi che ti aiutavano ad alzarti; subii una miriade di falli. Vidi la fine dei primi 45′ come l’alba»

ALESSI E GIULIANO FUMARONO ALL’INTERVALLO – «Entrammo muti, ma carichi, poi ad un certo punto andai in bagno e trovai Giuliano ed Alessi che fumavano “per stemperare la tensione”, dissero. Non sapevo se ridere o piangere. Ma entrammo ancora più infuriati, sapendo che quei 45′ ulteriori non sarebbero passati facile».

L’INFORTUNIO – «In uno spareggio così non si guarda in faccia nessuno; io saltai nell’ennesimo contrasto con Comazzi ed atterrati male. Entrò l’ambulanza, mi portarono in ospedale, visitato e su una sedia a rotelle ed io col cellulare in mano per sapere il risultato. Sapevi che avevamo un gruppo granitico e che difficilmente avremmo mollato».

QUEI RACCONTI CHE DIVENTERANNO STORIA – «Dico spesso che io ai giocatori dello Spezia auguro di vincerle partite così, ma anche solo di giocarle, perché poi le racconti e diventano storia. Ancora oggi ci prendiamo in giro tra vecchi compagni per quella serata in cui facemmo retrocedere il Verona di Ventura, davanti ad uno stadio tutto loro».

LA GARA DI DOMENICA – «Lo Spezia di Semplici può farcela, devono iniziare la gara dal ritiro dalla sera prima, si deve arrivare carichi il giusto; poi capire che se vinci, hai regalato gioia ad una città, a gente che ti ha seguito con passione e che, come te, ha speso ogni lacrima per una partita di calcio. Che non sarà mai solo una partita. Tiferò per Nzola e compagni. Devono unire in questi giorni la concentrazione con la leggerezza; noi passavamo a fare il torello con il Cobra, il ragazzo barese che si era aggregato a noi, a discorsi tattici importanti. Dopo la gara, se avrai dato tutto, sarai il primo ad essere contento»

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