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Nzola: “Sogno la salvezza dello Spezia e il titolo di capocannoniere. Sono tornato!”

Lunga intervista per l’attaccante aquilotto. Le sue parole per La Gazzetta dello Sport.

L’attaccante angolano M’Bala Nzola è, indubbiamente, una delle piacevoli sorprese dello Spezia targato Luca Gotti. A quest’ultimo va sicuramente il merito di aver creduto nelle sue capacità dopo la scorsa difficile annata. Il calciatore aquilotto è stato protagonista di una lunga intervista per La Gazzetta dello Sport. Ve la riportiamo di seguito:

LA SCORSA STAGIONE – “Non ero più io. Per la prima volta nella mia vita non riuscivo a reagire. Sembrava che ogni cosa andasse male. Mi chiedevo perché tutti ce l’avessero con me e non vedevo l’ora che finisse la stagione. Per voltare pagina, per ripartire, per scrivere un’altra storia. La mia storia. E adesso lo so: sono tornato”.

LE PROPRIE COLPE – “Di sicuro un po’ ne ho. Non voglio nascondere le mie responsabilità. Però non era tutto così nero, non era tutto così sbagliato. Purtroppo, quando la situazione è precipitata, mi sono lasciato andare. Mi è capitato spesso di pensare: “Perché ce l’hanno tutti con Mbala?”. Me lo chiedeva anche mia mamma, che mi ha aiutato molto”.

L’AIUTO DELLA MADRE – “Soprattutto con la preghiera. Mi manda un link, ci colleghiamo e preghiamo insieme. Io sono cristiano, prego sempre prima di dormire e di mangiare. Ma non chiedo mai qualcosa che riguardi il calcio: prego per ringraziare”.

L’EPISODIO DELL’ORECCHINO – “Per la fretta sbagliai il lato da cui avrei dovuto premere per toglierlo. E poi non veniva più fuori. Una fatalità incredibile. Nello spogliatoio lo sfilai in mezzo secondo. Eppure ricevetti tanti insulti. Probabilmente pago il mio carattere: la gente pensa che non rido mai, che sono freddo. Ma io sono solo fatto così. Se non ci conosciamo, ti rispetto ma sono chiuso. Se entriamo in sintonia, puoi apprezzare un altro Mbala”.

IL LUNGO SILENZIO – “Non mi piacciono le polemiche, preferisco piuttosto prendermi colpe non mie. Forse sono troppo buono, così mi dicono i miei amici”.

LA SCORSA STAGIONE GETTATA AL VENTO – “Certo, però non trovavo una chiave per reagire. Il morale era basso. Mi capitava anche di pensare che se ce l’avevano tutti con me magari un motivo valido c’era. Ero triste perché in campo non mi riconoscevo: era come se fosse tutto scritto, che qualsiasi cosa facessi non serviva”.

LA REAZIONE – “In estate ho avuto tanti momenti per pensare, per conoscermi ancora meglio. Lo Spezia mi ha fatto capire che puntava su di me, il mister Gotti mi ha dato fiducia e a me basta davvero poco. Sono dimagrito, sono arrivato in ritiro già in forma, non come era accaduto alcune volte in passato. Volevo far vedere che ero pronto. Non sono rimasto per dimostrare qualcosa a chi mi critica, ma per me e per lo Spezia. E in campo credo che si veda, non solo per i gol”.

NECESSITA’ DI FIDUCIA – “È sufficiente la fiducia. Se mi lasci un po’ di libertà ti faccio vedere chi sono. Non ho bisogno di parlare tanto con l’allenatore, basta anche una volta all’anno: l’importante è sentirmi coinvolto e prezioso”.

ITALIA PAESE RAZZISTA – “Me lo chiedono i miei amici che abitano all’estero. Prima di venire in Italia lo pensavo, ma la realtà è diversa: in sei anni non ho mai avuto problemi. E preferisco quasi Milano a Parigi”.

LA PRIMA CHIAMATA IN NAZIONALE ED IL RITORNO IN ANGOLA – “Non avevo quasi più ricordi. E quando arrivò la convocazione non vedevo l’ora di partire. È stato bellissimo”.

IL SOGNO DA BAMBINO – “Io giocavo sempre col pallone, scappando di nascosto da mia mamma. Ma volevo fare il pompiere, non il calciatore”.

IL SOGNO ATTUALE – “Un anno da Mbala. La salvezza dello Spezia. E il titolo di capocannoniere. Non rida, ce la posso fare. E se non lo conquisterò, potrò comunque arrivare tra i primi quattro o cinque. Gliel’ho detto, sono tornato”.

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