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Matteo Ricci: “Bei ricordi di Salerno, ma a Spezia ho lasciato il cuore: forza Aquile!”

L’ex regista aquilotto oggi milita nel Frosinone, ma è un doppio ex della sfida di lunedì prossimo. “Colantuono è un mister molto esigente. Non ho parlato con la nuova Società per il rinnovo.

Oggi milita nel Frosinone, ma fino alla scorsa stagione era stato metronomo e regista dello Spezia totalizzando in maglia bianca 99 presenze con 9 gol e 10 assist diventando protagonista della promozione in Serie A e della successiva salvezza.

Matteo Ricci ha però anche disputato una stagione nella Salernitana con 35 presenze 3 gol e 3 assist.

Proprio per questa veste di doppio ex della sfida che si giocherà tra due lunedì sera il collega Massimo Guerra de Il Secolo XIX lo ha intervistato.

Ecco le sue riposte più significative in vista del match salvezza dell’Arechi:

SALERNO E SPEZIA –  «Ho dei bei ricordi di Salerno, piazza appassionata, ma lì sono stato soltanto un ann, mentre alla Spezia ho vissuto tre anni e stavo benissimo, mi sono fidanzato, ho lasciato tanti amici nella squadra, ma ancor di più tra i tifosi e i tifosi».
IL TRASFERIMENTO IN MAGLIA BIANCA –  «Dopo la Salernitana Angelozzi mi chiamò con Pasquale Marino, mi disse chiaramente che voleva riportare lo Spezia in A con un piano triennale, secondo lui avevo le caratteristiche giuste per il modulo di gioco del mister e quindi mi convinse a trasferirmi alla Spezia. Vivevo in piazza Chiodo dove mi hanno detto ora abiti Thiago Motta».
IL TIFO E’ TUTTO PER LE AQUILE – «Rispetto Salerno, ma tiferò per i miei ex compagni Martin Erlic, Emmanuel Gyasi, Daniele Verde, Giulio Maggiore e Simone Bastoni su tutti».
RICORDI SALERNITANI – «Una piazza molto calda che mi ha fatto crescere tanto, sono arrivato lì dal Perugia a 23 anni, fu un anno formativo malgrado la stagione da metà classifica, prima con mister Bollini e poi con Colantuono».
COLANTUONO – «Un mister molto esigente con trascorsi importanti, ci ha fatto capire dei movimenti tattici che non conoscevamo, è una persona molto sanguigna ma lui è di Anzio, vicino a Roma e ci siamo intesi da subito, giocavo play sia nel 3-5-2 che in seguito nel 4-3-3 che avrei ritrovato nello Spezia di Marino prima e di Italiano poi».
L’ARRIVO A SPEZIA – «Angelozzi puntava su di me, mi raccontò la sua idea di squadra che aveva in mente e io accettai volentieri. Il primo anno buono, traguardo play off raggiunto, il secondo anno, con mister Italiano l’accelerata rispetto al progetto perché centrammo la promozione ai play-off, con me in squadra anche mio fratello Federico, ora alla Reggina. Poi il terzo anno, il primo in serie A, sicuramente il più bello e il più sofferto, l’anno del miracolo salvezza, sempre con Italiano mister, ma con un nuovo assetto societario, con il nuovo ds Meluso che puntò su una rosa abbondante per prevenire i rischi Covid, in realtà eravamo più del necessario».
MANCATO RINNOVO – «A fine stagione parlavo con la vecchia società, con Meluso per il rinnovo, quando è subentrata la nuova società non ho più parlato con nessuno, non ho mai ricevuto nemmeno una telefonata, poi quando arrivò Pecini chiesi al mio procuratore Pastorello di contattarlo, solo allora capii che il nuovo direttore sportivo aveva altre idee».
TIFO AQUILOTTO – «Penso che con le ultime vittorie di fila la squadra si sia tirata fuori dalla zona pericolosa, Motta anche nei momenti di difficoltà ha tenuto duro e ora i ragazzi lo seguono compatti e si esprimono con un gioco più definito. Ho visto quasi tutte le partite importanti, alla Spezia ci ho lasciato davvero il cuore».
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