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Italiano: “Sono un aquilotto come voi, e lo rimarrò per sempre…”

A La Nazione è tornato a parlare l’allenatore dello Spezia. “Innamorato della città e delle persone. Sogno una festa per la salvezza.”

E’ tornato a parlare dalle pagine de La Nazione l’allenatore dello Spezia Calcio Vincenzo Italiano.

L’allenatore si è raccontato sulle pagine del quotidiano partendo dal suo rapporto con la gente di Spezia.

Alla Spezia sto bene: è gente alla mano, proprio come me

Da Karlsruhe a Verona diventato professionista partendo dalla gavetta

Nato in Germania, a Karlsruhe, primogenito di tre figli con le sorelle Silvia e Sabrina. Poco dopo la nascita il trasferimento in Sicilia, a Ribera. Infanzia felice disseminata di sfide per i campetti di periferia con gli amici. “Un modo di forgiare il carattere e crescere in fretta.”

Anche la carriera da calciatore è stato uno scalare la vetta partendo dal basso, dalla gavetta.

Serie D a Partinico, poi il professionismo in C a Trapani e la grande occasione con l’Hellas Verona tra Serie B e Serie A, segue l’altra sponda gialloblu quella dei “mussi” del Chievo Verona, un triennio al Padova per concluere in C con Perugia e Lumezzane.

428 presenze da professionista e 43 gol.

Da allenatore brucia le tappe

La carriera da allenatore è folgorante: dall’Arzignano Valchiampo in Serie D allo Spezia passando per il Trapani sono solo promozioni in serie dalla IV Divisione Nazionale al massimo campionato.

Alla Spezia Italiano è semplicemente “Vincenzino, uno di noi!”

Parole che mi trasmettono i brividi. Per chi fa questo lavoro la cosa più importante è sentirsi apprezzato. L’affetto della gente mi riempie di gioia, sono felice di avervi regalato la Serie A.” – continua il tecnico a La Nazione – “Questa avventura l’ho sposata in pieno: mi è venuto spontaneo dopo aver visto la festa promozione e l’attestato di grande amore dopo i Play-Off. Mi piacerebbe rivedere quella gioia per la salvezza.

Innamorato della città, i tifosi lo vogliono in tuta e lui sogna le Coppe Europee

Una prima in Serie A in giacca e cravata, poi il ritorno alla tuta tanto amata dai tifosi.

Spezzini persone umili e gente perbene. Non hanno la puzza sotto il naso e io mi ritrovo in loro, nel loro carattere. E’ per questo che qui mi trovo così a mio agio.

Non nasconde poi il suo sogno: “Non ho mai giocato le coppe europee, mi piacerebbe farlo da allenatore.

Spezia mi è entrata nel cuore: posti bellissimi, non la conoscevo, mi sono innamorato di tutti. E gli spezzini sono persone ricche di passione che amano moltissimo la loro città.

Un aquilotto tatuato sul cuore: “Essendo stato io il mister della Serie A penso che sia normale essere diventato aquilotto come voi. E lo rimarrò per sempre…

 

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