È bastato un messaggio su WhatsApp per cambiare il destino dello Spezia Calcio. La svolta, come ricostruisce Il Secolo XIX, è arrivata nel momento più incerto, tra trattative americane, proposte discutibili e fondi d’investimento internazionali. Alla fine ha vinto il legame umano: quello tra Charlie Stillitano, volto noto del calcio USA, e Tom Roberts, uomo di finanza e nuovo punto di riferimento per la squadra ligure.
La scintilla è scattata al terzo giorno di silenzio, quando Roberts ha risposto a una telefonata del vecchio amico Charlie con una domanda sorprendente: «Ma mi hai cercato per lo Spezia?». Da lì, una “trattativa volante” ha preso forma, con la promessa esplicita che Roberts avrebbe accettato solo con Stillitano al suo fianco. Nasce così una nuova fase per lo Spezia, lontana da investitori anonimi e con la volontà di costruire stabilità attraverso piccoli passi.
Fc32, che finora ha finanziato con una perdita prevista di oltre 4 milioni di euro, si è ritirata dai giochi per cause non prevedibili, cedendo il passo a questa nuova iniziativa. Stillitano ha chiarito il proprio ruolo: «Non mi aspettavo di diventare presidente di un club italiano con questa storia. Non sono un esperto di calcio, ma voglio aiutare, essere utile, non un intralcio (LEGGI QUI)».
Accanto a lui, l’avvocato Giacomo Bei ha avuto un ruolo chiave nella mediazione. «Ero nel board da tre mesi e avevo capito bene cosa rappresentasse lo Spezia. Ho detto a Tom: siamo vicini alle Cinque Terre, un nome che negli USA è sinonimo di bellezza. Lui sta imparando a conoscere questi luoghi e ne è già affascinato». Tuttavia, Bei frena su eventuali piani futuri: «Oggi il focus non è sugli investimenti. È sul consolidare una gestione solida».
La due diligence, ufficialmente avviata tra il 15 e il 21 aprile, è ancora in corso. I professionisti incaricati continuano a valutare la situazione finanziaria e operativa del club. Roberts, pur non essendo un uomo di calcio in senso stretto, ha una passione autentica per il gioco, trasmessa anche ai figli. E Stillitano, con un sorriso, riconosce le difficoltà del contesto italiano: «Siamo in un Paese con 70 milioni di allenatori», riferendosi al coinvolgimento emotivo e tecnico dei tifosi italiani.
Senza ambizioni da manager all’italiana, Stillitano ha tracciato il profilo del presidente che vuole essere: «Non darò la formazione, non è il mio ruolo. Ho conosciuto grandi del calcio come Perez, Ancelotti, Ferguson… ma ciò non significa che io capisca di calcio. Preferisco restare nel mio, supportare il progetto». A dare il via libera al suo impegno anche la madre 89enne che vive a New York, profondamente legata all’Italia: «Le radici non si dimenticano».
In un panorama affollato da proposte spesso poco concrete, lo Spezia ha scelto di scommettere su un progetto credibile, sorretto da relazioni personali forti e da una visione a lungo termine. La nuova proprietà vuole restare lontana da promesse altisonanti e costruire, passo dopo passo, un modello sostenibile e partecipato.