Angelozzi: “Serie A emozione indescrivibile, ma stetti male per il licenziamento da parte di Volpi”

L'ex D.g. aquilotto racconta la sua esperienza nel Club di via Melara: "Difesi Italiano ai cancelli davanti ai tifosi aquilotti che lo volevano a casa dopo la sconfitta con il Trapani. Le emozioni che trasmette una piazza come Spezia non le ho vissute da nessun'altra parte!"

Nell’esordio stagionale al “Picco” lo Spezia riceve il neo retrocesso Frosinone e sarà l’occasione per incrociarsi nuovamente con il direttore dei ciociari ed ex indimenticato aquilotto Guido Angelozzi. Il dirigente è intervenuto in intervista ai microfoni dei colleghi de Il Secolo XIX ricordando la sua esperienza in maglia bianca. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni.

LA PROMOZIONE IN SERIE A – «Un’emozione indescrivibile, vissuta sulla pelle. E quell’immagine dello stadio vuoto e fuori la gente impazzita. Per chi ama il calcio o per chi ama e basta, come i tifosi dello Spezia, qualcosa che ti resta dentro».

LA SEPARAZIONE DAL CLUB DI VIA MELARA – «Sapevo che il rischio di dover andare via c’era. Mi convocarono a Porto Cervo, salii sulla barca di Volpi e trovai lui, silenzioso, Chisoli e Fiorani. Mi dissero che il rapporto si interrompeva, nonostante la A. Fa male, stetti male, fu un periodo difficile, un trauma, ma dovetti accettare. Anche di non poter parlare, di non poter raccontare, bloccato da un accordo».

IL RAPPORTO CON VOLPI – «Con lui sono tutt’ora in buoni rapporti, furono altri a convincerlo (Chisoli che ebbe un conflitto da subito con il dg, ndr ). Il patron mi aveva chiamato due anni prima, quando mi ero dimesso dal Sassuolo; mi disse torni, io avrei accettato a patto che lui fosse rimasto in sella. Così fu. Il calcio regala gioie e amarezze, quattro anni fa si unirono».

BJELICA E LA PRIMA SEPARAZIONE – «Arrivai con Bjelica, andammo al play off, poi accettai la proposta del Sassuolo, ma quando si trattò di ritornare alla Spezia, lo feci sicuro. Non lo dicevamo pubblicamente, ma l’idea di portare la squadra in A cresceva».

LA SCELTA DI VINCENZO ITALIANO – «Italiano aveva la stessa filosofia di Pasquale Marino, il 4-3-3. L’anno prima preparammo il successo dell’anno dopo. Andai a vedere la semifinale playoff a Piacenza, al ritorno del mister a Trapani lo chiamai; ci trovammo a Palermo, firmò anche prima di fare la finale. Ho sempre creduto in lui».

LA DIFESA A SPADA TRATTA DEL TECNICO – «Dopo la sconfitta con il Trapani il mister voleva dimettersi, era sfiduciato, la gente lo voleva a casa, andai ai cancelli a prendere insulti, ma anche a spiegare che mi sarei giocato la faccia».

CHE EMOZIONI! – «La cessione di Okereke al Bruges ci permise e un bilancio in positivo, ma il quadro era chiaro, eravamo da promozione. Fu una stagione travagliata per il Covid, ma fantastica, fatta di giocatori e uomini, dentro e fuori. Cosa manca di più oggi della Spezia e della squadra? Ne ho viste tante nel calcio – prosegue Angelozzi – ho girato città anche difficili, ma quello che ti dà una piazza così non può dartelo nessuno. Ogni tanto ne parlo con Doronzo e Longo e con altri collaboratori; quegli anni furono i più belli, intensi, pieni di cose, un grande contenitore».

PRIMO RITORNO AL “PICCO” DA AVVERSARIO – «Mi dicono lo stadio sia cambiato un po’, la gente non credo, c’è una tifoseria che non dimentica nulla. Ti possono anche criticare, ma sei dai l’anima diventi un eroe. Sono venuto per la compilazione dei calendari, è stato tutto un abbraccio, mi ha premiato anche il sindaco Peracchini, un grande amico, ma prima di tutto tifoso. Mi sono emozionato, oramai sono stagionato, ma dico la verità: ho sentito tanto dentro il cuore. Ci tengo a riabbracciare la città».

LA RIPARTENZA DEL FROSINONE DOPO LA RETROCESSIONE – «Ci sta nel calcio, sono cose che succedono e succederanno ancora. Non me la sono sentita di andarmene dopo una retrocessione, Stirpe mi considera importante, avevo richieste di club altrettanto importanti. Ma voglio ripartire da qui, ed essere 90 minuti nemico sportivo dello Spezia. Ma solo 90′, non oltre».

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