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Bonanni: “Il Picco te lo devi meritare: i tifosi si attaccano solo a gente che lotta per la maglia”

Il secondo giocatore con più presenze in maglia bianca ricorda sfide epiche con l'Ascoli: "Ricordo le battaglie con Campanini e Bertarelli."

Secondo giocatore più presente di sempre in maglia bianca con le sue 414 presenze (solo Osvaldo Motto ne conta di più, Ndr) Giampaolo Bonanni è intervenuto ai microfoni del collega Armando Napoletano sulle pagine de Il Secolo XIX ricordando i match di cartello degli anni ’70 e ’80 tra Spezia e Ascoli. Ecco alcune delle sue principali dichiarazioni.

BIG MATCH –Erano gran partite, sentitissime, anche perchè loro erano in quegli anni uno squadrone. Ed erano gare che attiravano le grandi cornici di pubblico allo stadio“.

DUTTILITA’ – «Ero duttile, era una delle mie principali caratteristiche, con la corsa. Ma giocare contro i marchigiani di Mazzone in una serie C di altissimo livello, era complesso. Avevano fior di giocatori che acquistavano per tentare sempre la salita finché ce la fecero».

CAMPANINI BESTIA NERA – «Un animale da area di rigore, lo perdevi un attimo e segnava; ricordo sfide dove sembrava anonimo, non lo percepivi, sembrava non entrato in partita. Poi in un attimo arrivava il gol. E così Bertarelli. Spero che la partita di lunedì prossimo abbia il fascino di quelle che ho vissuto anche io».
SPAREGGIO SALVEZZA – «Gli aquilotti hanno la possibilità di salvarsi direttamente, credo che l’arrivo di Luca D’Angelo in panchina abbia cambiato la storia, trasmettendo quella grinta che serve. E poi la gente del Picco vuol vedere quasi solo quella, si innamora di giocatori che lottano, non di gente scarsamente attaccata alla maglia o con la puzza sotto il naso. Il Picco te lo devi meritare».
CREDERE ALLA SALVEZZA – «Questi anni li ho vissuti da tifoso, sempre. La serie A è stata bellissima, e vedere lo Spezia così in alto emoziona ancora. Poi è arrivata questa retrocessione che non ci si aspettava. L’inizio di questo campionato è stato difficile, fatto magari di giocatori che non avevano assorbito la retrocessione. Ed è stato complicato secondo me ricostruire tutto. Devono giocarsi ogni partita lottando, portando dalla loro parte la gente sugli spalti. Io, come molti, alla salvezza credo ancora»
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