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Spezia, Agudelo: “Vincere con la Sampdoria per costruire un’altra impresa”

Il colombiano, autore del momentaneo pari nella sfida di Lunedì scorso con il Milan, ha rilasciato una lunga intervista a “Tuttosport”.

Kevin Agudelo è stato uno dei protagonisti della salvezza ottenuta dallo Spezia targato Vincenzo Italiano nella scorsa stagione.

Il colombiano ha deciso di sposare la causa aquilotta anche in questa stagione e sta fornendo un contributo veramente notevole nella corsa all’obiettivo salvezza.

Nella sfida vinta in rimonta Lunedì scorso contro il Milan, entrato da pochi minuti, ha realizzato il gol del momentaneo pari.

Nell’edizione odierna di Tuttosport, Agudelo si è raccontato tra presente, passato e idoli. Ecco le sue parole:

IL NOMIGNOLO TOTO – “Uno zio, Arley, mi aveva affibiato questo nomignolo che mi è rimasto, non l’ho mai lasciato e anche mia moglie Isabella mi chiama così”.

IL PASSATO AL BOGOTA’ – “Una squadra di seconda divisione che mi offrì il mio primo contratto, un milione di pesos colombiani, che detto così sembra chissà cosa, ma nella realtà è poco meno di 250 euro. Con quello facevo tutto, compreso vivere ed avere una casa”.

LA PRIMA VOLTA IN UNO STADIO – “Andai a fare un provino con una scuola calcio, il Sarmiento Lora. Poi, un parente, mi portò a vedere Cortulua-Pereira di seconda serie; faceva un caldo pazzesco , ma seguivo solo la partita ed il pallone”.

I GRANDI COLOMBIANI VALDERRAMA, TINO ASPRILLA, RINCON, VALENCIA – “Sono solo nel mio immaginario, li ho visti su internet; sono parte della storia del calcio del nostro Paese. Io da ragazzo avevo il mito James Rodriguez o Falcao, del mio allenatore Herrera e poi quello di Cuadrado. Quando me lo sono trovato di fronte da avversario con la Juventus, tendevo a parlargli più che a giocare, era come un sogno che si avverava. Siamo rimasti amici ed ogni tanto ci sentiamo, anche solo per cose di vita e di famiglia. Lui dice che se vuoi rincorrere i tuoi sogni devi darti da fare”.

L’ESPERIENZA ALL’ATLETICO HUILA – “Sono attrezzati ed organizzati, mi seguono e gioco nell’Under 20. Poi in prima squadra. Comincio seriamente a pensare al calcio come volevo io, passione e lavoro”.

IL PRIMO GOL – “Vivi per quello, specie se fai l’attaccante da sempre. Io ero un dieci, poi magari mi hanno adattato in più ruoli. La prima rete la segno all’America de Cali; seguo un colpo di testa di un compagno, mi sfilo sulla sinistra, salto il portiere e la metto verso la porta. Sei lì che speri che la palla entri, ma lei sembra rallentare e piano piano va verso la linea bianca. Una cosa di die secondi che sembrano tre ore. Quando la vedo entrare, non capisco più nulla, è come avere il mondo in mano”.

LA FAMIGLIA – “Sono tutti in Colombia, al mio paese; papà libero professionista, mamma impiegata in banca, tra fratelli e sorelle di primo e secondo matrimonio dei miei, siamo quattro maschi e una femmina. Legatissimi. Vanno su internet a seguire il mio calcio e le mie squadre, e si fanno sentire”.

IL CONFRONTO IN FAMIGLIA – “Ho uno zio con cui mi confronto anche se il critico migliore è mia moglie”.

LA MOGLIE ISABELLA – “Giocava a calcio anche lei, era veramente brava. E’ una ragazza decisa, mi ha chiesto lei di sposarmi. Spesso devo spiegare più a lei che a Thiago certe cose; io provo a dire che a volte non viene la giocata ma lei è critica. Però è parte fondamentale della mia vita”.

L’ESPERIENZA A GENOVA – “Si era parlato del Boca Juniors , ma più importante fu l’offerta di due milioni del Genoa. L’Italia e l’Europa sono solo punto di arrivo per un ragazzo del Sud America come me”.

L’AMBIENTAMENTO – “Vidi per la prima volta il mare, io conoscevo solo il fiume; venivo da un posto, dove senti musica per strada, qui era tutto diverso. Mi sono ambientato, pur cambiando stile di vita, ma Genova e l’Italia sono fantastici”.

CON THIAGO MOTTA A GENOVA – “Quando Thiago Motta divenne allenatore mi ero ambientato, lavoravo da mesi anche suklla conoscenza del vostro calcio. Mi fece esordire, entrai e segnai. Fu fantastico quel pomeriggio. Poi dopo la veloce parentesi a Firenze, si presentò l’occasione Spezia e la presi al volo”.

IL RUOLO DI FALSO NOVE – “Posso giocare in quel ruolo certo, ma mi sento più mezz’ala”.

FEBBRAIO 2021, LA PRIMA CHIAMATA IN NAZIONALE – “Si, bellissima e maledetta, imprecai quando la Comnebol decise di annullare le gare con Brasile e Paraguay per la pandemia. Giocare con quella maglia è un sogno, spero di riuscirci prima o poi”.

PROSSIMO STEP LA SAMPDORIA – “Queste sono le nostre partite, le più importanti. Se usciamo con punti, costruiamo un’altra impresa. Se lo facciamo come contro il Milan, attraverso il gioco, ancora meglio”. 

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