Calcio Spezia
Sito appartenente al Network
Cerca
Close this search box.

Erlic: “Il Picco per me resterà per sempre lo stadio del calcio e dei ricordi più belli”

Il difensore croato è al passo d’addio alla maglia bianca: “Mi porterò dietro la passione della gente. Quest’anno una salvezza ancora più difficile della scorsa stagione. Il nostro spogliatoio compatto e disponibile.

Intervistato da Il Secolo XIX il difensore dello Spezia Martin Erlic ha provato ad anticipare le emozioni che vivrà domenica prossima al “Picco” per Spezia-Napoli in quella che con tutta probabilità sarà la sua ultima partita in maglia bianca prima di tornare al Sassuolo per fine prestito.

UNA GIORNATA EMOZIONANTE –Provo a non pensarci, so che sarà eccezionale ed emozionante. Non riesco ancora a mettere a fuoco, proverò a guardare gli spalti ed a farmi forza, non è semplice».

IL PRIMO ANNO UN INFORTUNIO CHE FECE SALTARE TUTTA LA STAGIONE – «Io l’ho presa come una sfida e ho provato a superarla. Nella mia vita di salite ne ho viste molte. Vengo dalla campagna, mi sono sempre attrezzato per faticare, mai avuto nulla in regalo».

ERLIC “VICINO” DI MODRIC IN CROAZIA – «Sì, ed è per questo che l’ho sempre ammirato. La convocazione in nazionale è fantastica per chi come me ama la sua gente, ma conoscere lui e giocarci insieme, di più».

GLI ANNI DIFFICILI DOPO LA GUERRA – «Oggi guadagno uno stipendio e ho una vita normale, fortunata. Ma ricordo quando a 8 anni andavo a scuola e mio padre non aveva neanche 50 centesimi per la merendina. Ci guardavamo negli occhi, ma io capivo. La guerra nel mio paese era finita nel 1995, e lui si era ricostruito la casa, bombardata. Papà e mamma sono tutta la mia forza».

A UDINE TUTTA LA FAMIGLIA A TIFARE PER LUI – «Ho provato grande emozione. Ho due sorelle e due fratelli, e nove nipoti. Ho portato a tutti non so quante maglie dello Spezia. Dovevano essere a Udine, poi mio fratello Ante mi dice che forse non ce la fa. Ho detto: o li porti tu o li vengo a prendere io. Erano sugli spalti, è stata la loro più grande giornata».

LEGATO ALLE TRADIZIONI – «Si, sono legato al mio Paese, alla mia patria, alla nazionale, alla gente, ma devo dire che qui alla Spezia ne ho trovata un’altra».

L’UOMO DEI MOMENTI DECISIVI – «Ho esordito in Pescara-Spezia. Quella della rimonta fu decisiva per Italiano e per noi. Tornai da titolare con il Frosinone, vincemmo e fu il momento decisivo. Lo scorso anno il gol con il Crotone».

LA MANCANZA DEI TIFOSI LA SCORSA STAGIONE – «Contro il Crotone ribaltammo la partita in due minuti, segnai e corsi sotto la curva. I tifosi non c’erano, e allora mi sono solo immaginato cosa sarebbe stato. Il tuffo in mezzo a loro, nel fossato. Un momento che non dimenticherò mai».

L’ALBERTO PICCO – «Il nostro stadio contiene 11 mila persone circa, ma non è vero, non ci crede nessuno. Sembrano sempre di più, anche quando sono meno. Hai la sensazione di vivere più che giocare una partita. Sei trascinato. Esci dal tunnel e hai subito un muro che parla, accanto: la Curva. La convocazione nella nazionale croata mi permetterà di affrontare grandi Paesi in stadi enormi, partirò proprio dalla Francia. Ma il Picco resterà per sempre lo stadio del calcio e anche dei miei ricordi più belli».

HAJDUK E RJIEKA LE SQUADRE DA RAGAZZO – «Non offendiamo (ride, ndr). Nel mio Paese c’è solo un club che ha storia, quello per il quale tifo da bambino, l’Hajduk. Ecco, magari giocare a Spalato, al Poljud Stadium, per me sarebbe un sogno. Non credo ci sia nulla di male ad avere colori nel cuore, specie se te li porti dietro da bambino».

ANGELOZZI – «Vorrei dirgli grazie, ancora una volta. Lui è tanto duro fuori, quanto buono dentro, ha un cuore immenso. Una persona vera. Anche quando ero infortunato mi stava vicino e mi spronava. Mi ha sempre detto che contava più chi ero piuttosto di cosa facessi in campo. Sapeva della mia vita, della mia famiglia, della mia povertà. Magari anche di quei 50 centesimi che mi mancavamo per le merende. Il calcio non è solo gente sbagliata».

ITALIANO Vs. MOTTA: LE DIFFERENZE – «Due grandi allenatori, diversi, ma anche loro capaci di entrare nella testa di un calciatore. Con Italiano ho giocato, ma non con la stessa continuità che ho avuto con Motta. Mi mancheranno entrambi».

LA SECONDA SALVEZZA, UN MIRACOLO – «Credo che questa sia stata un miracolo autentico, piena di difficoltà fin dall’inizio. Ci abbiamo creduto, strada facendo, tutti, unendo le forze. Chi conosce il calcio sa che non vinci le partite per caso, anche a Napoli o a San Siro. Sì, più tiri, possesso palla, un autogol, quello che vuoi, ma se vinci vuol dire che hai avuto quella capacità. Così alla fine lo scetticismo degli altri diventa la tua di forza».

LA FORZA DELLO SPOGLIATOIO – «Compattezza e spogliatoio aggregato, ma anche disponibile. Perché ci sono stati ragazzi come Kiwior o Bastoni, per fare solo due esempi, che hanno giocato un’ottima stagione in ruoli non loro, adattandosi. Vedi che così funziona, e che fai punti, e guardi solo a quello, non a te stesso».

I RICORDI DA PORTARSI DIETRO DA SPEZIA – «La passione della gente, proprio quella che hanno a Spalato o alla Spezia. Se vinci sei dio al cento per cento, e se sporchi la maglia, la stessa gente lo capisce e ti ama. Cosa può volere di più un calciatore».

DAL MARE DI SPEZIA ALLA NEBBIA DI SASSUOLO – «Sì, ogni ora, tutti, perfino quelli che incontro per strada, anche al telefono me lo ricordano».

SPEZIA-NAPOLI GARA DI ADDIO – «Non ci voglio pensare, solo vivere il momento.»

Subscribe
Notificami
guest

18 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

Articoli correlati

Il procuratore del centrocampista ungherese intervistato nelle scorse ore da Tuttomercatoweb....
L'ex Lucioni a guidare il reparto difensivo. In avanti la coppia "pesante" Brunori-Mancuso, in mezzo...

Altre notizie

Calcio Spezia