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Sala: “Thiago Motta persona speciale con un grande carisma”

Il centrocampista dello Spezia si racconta a Il Secolo XIX: “Che amarezza finire fuori rosa la scorsa stagione. Il gol al Bayern Monaco all’esordio con l’Amburgo uno dei momenti più belli in carriera. Che ricordi al Chelsea con i passaggi di Essien e Drogba

Jacopo Sala si è riscoperto centrocampista con Thiago Motta: un ritorno al passato per quello che nelle giovanili di Atalanta e Chelsea, ad Amburgo e all’Hellas Verona era una mezzala.

Poi con il passaggio alla Sampdoria e successivamente alla Spal ecco la trasformazione in esterno difensivo.

Quattro campionati tra Genova e Ferrara sulla corsia a cui si aggiunge la prima stagione in maglia bianca con Italiano.

L’estate scorsa l’arrivo di mister Thiago Motta sulla panchina aquilotta ha permesso al giocatore di tornare all’antico e i risultati in campo si sono visti fin da subito.

Il giocatore aquilotto si è raccontato ai colleghi de Il Secolo XIX.

SETTORE GIOVANILE ATALANTA –È stato lì, curiosamente, che, dopo l’Albinoleffe, ho iniziato a giocare proprio come oggi m’impiega Motta, in mezzo campo. Fu Titti Savoldi, il fratello di Beppe, a spiegarmi il ruolo e mettermi al centro del gioco. Io fondamentalmente a quei tempi mi divertivo, volevo solo giocare al calcio e l’Atalanta era una scuola di vita. Con Perico allenatore, con compagni come Gabbiadini, Zaza, Colombi, con Favini a seguirti».

CHELSEA – «Non so bene che cosa successe, io la vissi dall’esterno. Mi stavano seguendo, vennero a casa a parlare con i miei. Mi ritrovai dopo poco tempo a Cobham in una casa famiglia, insieme a Niclas Heimann, un tedesco. Eravamo al centro sportivo di Cobham, giovani e senza macchia. Poi passavano Essien o Drogba e ti davano un passaggio a casa. Così sono cresciuto».

CAMPIONATI AMMIRATI IN TV A DUE PASSI – «Tutti i campi del centro sportivo erano occupati alla medesima ora; dalla prima alla quarta squadra sia allenavano contemporaneamente. Gli ultimi due anni sono stato con loro, ogni giorno, dalla mensa al campo. Vivere al fianco di Drogba, Essien, Terry, Cole, Cech, Ivanovic, Carvalho è un’esperienza unica. Fuori dal campo i campioni veri si distinguono, gente umile. Se avevi problemi, ti accompagnavano loro a casa con la macchina»

AMBURGO – «Tutto nasce da Frank Arnesen, il nostro manager; lui mi aveva voluto a Londra, lui ora si trasferiva in Germania e mi convinse a seguirlo. Ebbi difficoltà con la lingua, anche se Amburgo resta una città bellissima. Che soddisfazione giocare la prima partita da titolare e segnare al Bayern di Monaco, credo che quello resti uno dei giorni più belli della mia carriera».

IL RITORNO IN ITALIA – «Ero lontano dai miei, da tempo, decisi così di accettare la proposta del Verona; furono anni belli, in una squadra che cresceva anche attorno a gente come Jorginho. Mi chiamò la Sampdoria e all’inizio con Montella, ma poi Giampaolo tirò fuori forse il meglio. Mi sono sempre molto ben adattato alla sua visione del calcio».

SORPRESA SPEZIA – «Fu una sorpresa la chiamata delle Aquile, anche perché avevo un’offerta scritta di due anni dalla Turchia, il Karagumruk, ma mi feci convincere».

FUORI ROSA – «Ne parlo con amarezza, ancora adesso probabilmente qualcuno mi deve spiegare cosa accadde. C’è modo e modo di trattare un giocatore, non tutto fu totalmente condivisibile. Non è bello non allenarsi e non partecipare, ma sono storie di calcio che ti insegnano che è meglio sempre guardare avanti».

L’INCONTRO CON THIAGO MOTTA – «Mi sono subito messo a disposizione, in un periodo complesso, non riuscivamo neanche ad allenarci. Resta una persona speciale con un grande carisma. Strada facendo il gruppo si è saldato, è sano, lavora molto»

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