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Volpi: “Gruppo Platek serissimo, ha offerto garanzie per un futuro migliore dello Spezia”

L’ex patron dello Spezia intervistato dal Corriere della Seria ha così risposto: “Io vivo principalmente in Africa, non seguivo più, si è occupato di tutto Fiorani. Italiano e Angelozzi sono stati bravissimi. Rimpianti? Nessuno, mi rimane la Pro Recco”

Intervistato dai colleghi del Corriere della Sera l’ormai ex patron Gabriele Volpi ha così spiegato la decisione di vendere lo Spezia Calcio dopo 13 anni dal suo arrivo alla Spezia.

 

I MOTIVI DELLA CESSIONE – “Dal 1976 passo quasi tutto il mio tempo in Africa: se mi cercate, nell’80 per cento dei casi mi trovate in Angola, in Congo o in Nigeria. Non ho mai seguito direttamente la società, ci ha pensato Gianpiero Fiorani. E lui ha deciso di vendere, avendo anche diversificato le nostre attività. Non ero al corrente, sapevo solo che stavamo cercando un gruppo serio.

 

SERIETA’ A STELLE E STRISCE – “Il Gruppo Platek non è serio, è serissimo.  Ha offerto tutte le garanzie e permetterà allo Spezia di avere un futuro perfino migliore di quello che avremmo potuto promettere noi.

 

NESSUN RIMPIANTO – “A noi rimane il legame affettivo, io mi tengo la Pro Recco. È anche una scelta di cuore, giocavo a pallanuoto prima di lasciare tutto per lavorare, tanti anni fa. Ma non ho rimpianti, mi sa che ho fatto la scelta giusta. La pallanuoto è più semplice: compri tre giocatori forti e sai che vincerai, io l’ho fatto e la Pro Recco ha conquistato tutto quello che poteva in Italia e all’estero. Il calcio è molto più complicato e selettivo, magari di giocatori ne acquisti dieci e alla fine retrocedi.

 

SOCIETA’ SANA E MODELLO – “Abbiamo il minore monte ingaggi della A, non abbiamo debiti, abbiamo sempre pagato gli stipendi regolarmente: anche per questo Platek ha deciso di investire nello Spezia. E abbiamo il centro sportivo Ferdeghini, il primo costruito da un club di B, nel quale ogni giorno 400 ragazzi si allenano a costo zero. Il calcio deve avere un valore sociale, meglio che i giovani vadano al campo anziché in giro.

 

ITALIANO & ANGELOZZI –Ma non è stato complicato trattenerlo, magari ci è costato qualcosa in più di stipendio. Del resto sono stati lui e Angelozzi, il direttore sportivo, a portarci in A nella scorsa stagione. Da non credere quanto sono stati bravi: ci sono riusciti con una squadra meno forte dell’anno prima.

 

CALCIO E AFRICA –Abbiamo un’accademia a Port Harcourt, la capitale del petrolio in Nigeria: ci sono 60 ragazzi che vivono nel nostro centro, i migliori possono trovare uno sbocco in Europa.

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